Torrente Lacerno - Il ritorno del Capriolo
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   Il ritorno del Capriolo autore: Giuseppe Mastroianni di Campoli Appennino
Immagine: Capriolo fmmina con piccoli
Foto di: Archivio del Parco
Il capriolo (Capreolus capreolus) è un noto ungulato selvatico della famiglia dei Cervidi, oggi sempre più diffuso a partire dalle aree boscate di pianura fino alle zone alpine.

Quasi privo di coda, il suo mantello è di color marrone rossastro in estate, e diventa grigiastro in inverno; caratteristica la macchia bianca sul posteriore. Il solo maschio possiede dei palchi di corna che perde in inverno.

Il capriolo è dotato di una notevole adattabilità, potendo vivere dal livello del mare fino al piano subalpino e dalla macchia mediterranea fino alle foreste boreali. Nel teritorio del torrente Lacerno occupa, primariamente, ambienti forestali facenti parte dei piani montano e subalpino, ma è anche presente in alcuni ambienti golenali ed è in espansione in zone boscate del piano collinare. Le densità più elevate si registrano in aree a quote comprese tra gli 800 e i 1.600 metri, con pendenze non elevate, caratterizzate da boschi di latifoglie o misti con ricco sottobosco, ben compenetrati con prati-pascolo in utilizzo da parte del bestiame domestico o anche di recente abbandono.

Il capriolo, comunque, sa adattarsi anche a numerosi altri ecosistemi. Vive abbastanza bene, ad esempio, nelle foreste composte in gran parte da conifere, a patto che siano intervallate da spazi aperti e che abbiano del sottobosco.

Un’ulteriore prova dell’adattabilità del capriolo è che esso può colonizzare la pianura, rifugiandosi nelle ore di riposo nelle siepi, nella vegetazione ai margini dei canali e dei campi e uscendo a pascolare nei prati o nelle campagne coltivate. Così pure si possono incontrare caprioli a quote montane elevate (2.000 metri), fino al limite della vegetazione arborea.

Il capriolo si distingue dagli altri ungulati per la sua scarsa gregarietà e per il suo comportamento territoriale. Il maschio adulto difende dagli altri maschi un territorio di poche decine di ettari dalla primavera al periodo degli amori, che avviene in luglio-agosto. Gli accoppiamenti hanno luogo in estate poichè il capriolo, a differenza delle altre specie di ungulati, è soggetto poco dopo la fecondazione ad un arresto dello sviluppo embrionale; solo a partire da dicembre la gravidanza riprende con continuità, avvenendo i parti in maggio-giugno, ovvero nella stagione più favorevole per la crescita dei piccoli. A differenza del camoscio, il piccolo non segue la madre, ma rimane nascosto nell’erba, dove, più volte nell’arco della giornata, viene raggiunto dalla madre per l’allattamento.

Solo nel periodo invernale si osservano raggruppamenti di più di 3-4 caprioli; i gruppi famigliari sono in genere costituiti da una femmina con i suoi piccoli e le giovani femmine nate nell’anno precedente, eventualmente con la presenza di maschi subadulti o adulti.

L’incontro con il capriolo è più probabile nelle prime ore dopo l’alba o verso il tramonto, presso le radure o ai margini dei boschi, dove l’animale si alimenta. Talvolta, camminando nel bosco, si può avere l’impressione che un cane stia abbaiando; si potrebbe in realtà trattare di un capriolo che, disturbato dalla nostra presenza o da un altro animale, emette un suono rauco simile all’abbaio di un cane.
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