Torrente Lacerno - Le ricchezze floro-faunistiche e ambientali .
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  Il  Torrente Lacerno Tratti e zone
   Le ricchezze floro-faunistiche e ambientali . autore: Ciro Castellucci
Immagine: Orso bruno
Foto di: Gaetano de Persiis
Questa è la nostra terra.

Perché questa terra è davvero speciale.

La Ciociaria, terra di storia antica, di contese e lotte secolari per la sua conquista, terra di confine fra lo spartiacque montuoso dell’Appennino centrale.

Una presenza antica che ha lasciato profonde tracce nelle contrade e nei borghi vallivi della sua terra.

Persistenze architettoniche ed archeologiche di notevole importanza storica; dai primi insediamenti paleolitici alle Domus dell’ epoca romana. Una ricchezza del territorio, che se pur corposa è stata spesso offuscata dalla vicinanza con la capitale del mondo antico, la caput mundi: Roma. Ma se sotto il profilo archeologico questa terra ha dovuto inchinarsi all’imponente bellezza della vicina Roma, (con il suo anfiteatro Flavio, i fori imperiali, ecc.), ugualmente, a sua volta, quasi per un magico gioco del destino, la Ciociaria si erge prima fra le tante aree della penisola, per aver saputo custodire come uno scrigno magico, le sue ricchezze naturali considerate, a livello mondiale, fra i tesori incontaminati della nazione.

Tanti sono gli esempi e strada facendo, nei successivi articoli, ve ne forniremo dettagliate argomentazioni. Procediamo semplicemente con l’elencare quello su cui siamo o dovremmo essere custodi gelosi, per una corretta fruizione della natura e la sua conservazione per il beneficio delle future generazioni.

L’orografia è costituita da superbi monti, con struttura calcarea, che superano spesso i 2.000 m. di quota (M. Meta, Pizzo d’Eta, ) con forre selvagge e torrenti che irrorano le vallate sottostanti.

La flora presente è riccamente rappresentata nella sua più variegata forma vivente che in alcuni tratti montani ricorda come doveva essere la nostra penisola alla fine del Quaternario. La copertura forestale è divisa in tre fasce: la fascia pedemontana ( Quercus ssp., Carpinus ssp. Corylus ssp.,Zea mais e colture domestiche), la fascia submontana ( Fagus ssp., Pinus ssp. Acer ssp., Viburnum ssp.,Cornus ssp.), la fascia montana (Fagus ssp.).

Infinite specie di orchidee selvatiche coronano le ampie radure collinari della provincia.

Fra le ricchezze faunistiche che trovano vita anche nella nostra provincia, per l’importanza genetica e fenotipica primo fra tutti è il Camoscio appenninico (Rupicapra pyrenaica ornata), citato dalla UICN -Unione Internazionale della Conservazione della Natura - come la specie più preziosa presente in Europa. Segue il pacioso plantigrado delle montagne appenniniche, l’Orso (Ursus arctos) che attualmente sopravvive in Italia solo nell’areale centrale. Qualcosa a riguardo possono ben dire i residenti di S. Biagio Saracinisco, Picinisco, Settefrati, S. Donato Val Comino, Campoli, Pescosolido dove ancora oggi le scorribande del grosso bestione sono oggetto di racconti in piazza e che affondano radici nella favolistica e nelle tradizioni locali. Il Lupo (Canis lupus italicus) ormai ibridato o considerato estinto in molti paesi europei, (esclusa la Francia , la Svizzera e l’Austria), trova rifugio nelle folte faggete dei nostri monti con una pregevole dinamica della popolazione ed un incremento fra gli standard di natalità.

Altra grossa peculiarità è la presenza in Ciociaria di quattro delle otto specie di ungulati presenti in Europa, vale a dire: il Camoscio, già menzionato, il Cervo (Cervus elaphus), il Capriolo (Capreolus capreolus), ed il Cinghiale (Sus scrofa). La rappresentativa prosegue con i piccoli mammiferi: lo Scoiattolo scuro (Sciurus vulgaris meridionalis), tipico abitante dei boschi e animale amato in tutte le epoche, che già nell’antica Roma era il compagno di svago dei bambini patrizi; tanté che in caso di morte prematura essi venivano sepolti in compagnia del loro amico scoiattolo; la Volpe (Vulpes vulpes), presente sia nelle pianure che in quota; fra i mustelidi la Martora (Martes martes), la Faina ( Martes foina), la Donnola (Mustela nivalis), la Puzzola (Mustela putorius), il Tasso (Meles meles). Fra i felidi il raro Gatto selvatico (Felis silvestris); fra gli istricidi l’Istrice (Histrix cristata);fra gli erinaceidi il timido Riccio (Erinaceus europaeus). La panoramica continua con gli uccelli, che nel territorio frusinate trovano habitat ideale sia per le specie di ambiente umido, che per quelle silvane e di prateria d’altitudine.

Il posto d’onore spetta all’Aquila reale (Aquila chrysaetos), da sempre presente nel territorio ernico-appenninico ed emblema di svariate casate nobiliari. Fra i rapaci diurni possiamo pregiarci della presenza del Falco pellegrino (Falco peregrinus), e dell’Astore (Accipiter gentilis), le ferrari dell’aria, i rapaci dei nobili del medioevo e degli sceicchi arabi di oggi. Il primo d’ambiente aperto, il secondo sovrano dei boschi insieme allo Sparviero (Accipiter nisus). La Poiana (Buteo buteo), cosidetta l’aquila del turista, è facilmente visibile anche su molti tratti stradali della provincia. Tra i rapaci notturni troviamo il Gufo comune (Asio otus), il Gufo reale (Bubo bubo), l’Allocco (Strix aluco),ed il Barbagianni(Tyto alba). Nell’ambiente di palude, (Riserva Naturale di Posta Fibreno, Riserva di San Giovanni Incarico, Riserva del Lago di Canterno), gli ardeidi e anatidi la fanno da padrone.

Un tesoro naturalistico che richiede impegno e senso civico affinché si possa continuare a fruire di questo tesoro perché : “*Nei prossimi decenni e nei prossimi secoli, gli uomini non andranno più a visitare le meraviglie della Tecnica, ma dalle città aride migreranno con nostalgia verso gli ultimi luoghi in cui vivono pacificamente le creature di Dio. I paesi che avranno salvato questi luoghi saranno benedetti ed invidiati dagli altri perché saranno la meta di fiumi di turisti”.

Ciro Castellucci,Presidente GEAC Gruppo Ecologico Appennino Centrale.



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